martedì 11 settembre 2007

Reliquie, Santi e malattie: Idolatria o evoluzione spirituale?

La morte santa[Riti e Rituali] Ieri sera, con l'amico Antares, stavo curiosando tra le varie pagine del web, e abbiamo scoperto che ogni malattia ha un suo santo in paradiso, e che vi sono, probabilmente create ad arte in passato da frati e preti simoniaci, delle reliquie false in circolazione spacciate per vere. Nel caso in particolare ci si riferiva ad una tunica (Firenze) che si attribuiva al Santo Francesco di Assisi, ma che di fatto, dopo le analisi, è risultata non compatibile.


A quanto pare, da ciò che ho letto, "Ogni malattia ha il suo santo in paradiso. A loro, nel tempo, si sono rivolte migliaia di anziane per chiedere guarigioni impossibili. Ancor prima che alle porte degli ospedali, donne e uomini di tutta Italia hanno bussato a quelle della Chiesa. Perché credenze popolari, ma anche atti e documenti antichi, attribuiscono capacità miracolose alle sacre icone. ”C’è tutto un mondo sommerso - conferma Mario Falconi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma - fatto di ‘fioretti’ e appelli ai Santi, di astinenze e digiuni”. (Fonte Interfree:
Ogni malattia ha il suo santo 'in paradiso').




La reliquia, una tunica di San Francesco, esaminata dal LABEC, è risultata non compatibile (una patacca insomma), infatti: "su richiesta dei Frati Francescani Minori Conventuali, tre reliquie che si riteneva appartenenti al Santo: una tunica e un cuscino conservati nella chiesa di San Francesco a Cortona e un’altra tunica custodita nella chiesa di Santa Croce a Firenze. “La tonaca e il cuscino di Cortona sono risultati compatibili con il periodo in cui è vissuto San Francesco - spiega Pier Andrea Mandò, direttore del Labec - mentre quella di Firenze no, la pecora con cui è stata fatta la lana è vissuta circa 80 anni dopo il Santo. Curiosamente, però, il cordone allegato alla tunica è invece compatibile”. (Fonte Ansa: La fisica smaschera una falsa reliquia di san Francesco)


Antares (Volto oscuro della storia): "Prendo spunto dalle mistificazioni di Saunière per proporre qualche riflessione sul concetto di idolatria. Quel prete simoniaco coinvolto in mille e più porcherie è solo un esempio paradigmatico della sottomissione che abbruttisce l'umanità asservendola all'oggetto.


Prima che si formasse la credenza in divinità soprannaturali, l'uomo esprimeva il suo sentimento religioso mediante il culto di oggetti, spesso zoomorfi o antropomorfi. A questi feticci erano attribuite proprietà magiche e curative. Quando cominciarono ad evolversi religioni più complesse, divenne chiaro che le entità dell'universo divino non potevano essere composte di materia. Le religioni monoteiste in particolare hanno sempre messo in guardia il fedele dal culto del simulacro, perché ciò che deve essere adorato è Dio. Seguendo questo processo evolutivo da manuale schematico, ci aspetteremmo di abitare in un mondo in cui ogni forma di religione è pura e in cui l'idolatria appartiene a un remoto passato.


Le cose però stanno ben diversamente. L'idolo accompagna tuttora l'umanità nella sua storia, è una presenza concreta, gretta, costante. Ogni concetto del divino appare soltanto un'astrazione incapace di raggiungere l'essere umano, una forma imposta dal conformismo farisaico.


In Egitto regnò un uomo di nome Akhenaton, che pensò di identificare Dio con il disco del sole e con i suoi raggi. Tentò una riforma religiosa, ma la sua visione dell'universo era del tutto estranea alle masse. Il monoteismo atoniano, che così grande influenza ebbe su Mosè, non seppe imporsi su forme di culto più grossolane. Il mercimonio di oggetti sacri fioriva ovunque nella terra di Kemet. Questi feticci erano corredi sepolcrali che venivano rubati dalle tombe dei Faraoni e dei loro dignitari, con la complicità delle guardie. Il popolo attribuiva proprietà prodigiose a queste reliquie.


La cristianizzazione dell'Impero Romano iniziò con Costantino, che pure ricevette il battesimo solo in punto di morte, e per giunta da un vescovo ariano - ossia eretico. Questo processo di trasformazione continuò con la forza sotto Teodosio, e arrivò a distruggere gli antichi Dei. Ma questi Dei, che già i Filosofi avevano allontanato come ubbie e superstizioni, non avevano davvero lasciato il cuore della gente. Così, rimossi i loro antichi nomi, molti loro attributi trasmigrarono nei Martiri, nei Santi. Si svilupparono dovunque miriadi di culti che non si distinguevano che per la forma dalla precedente devozione pagana. La reliquia era il mezzo di guarigioni e prodigi, era adorata in quanto si pensava non solo che Dio la abitasse, ma che essa fosse parte di Dio. Erano i segni dei tempi. La richiesta di martiri era tale che se ne crearono di inesistenti. Martino di Tours parla di un martire che era molto venerato nelle Gallie. Alle sue spoglie erano attribuite virtù taumaturgiche, ma non esisteva una chiara tradizione sulla sua passione. Così Martino si recò al suo santuario, e rimase una notte in meditazione. Stando alle sue parole, gli apparve lo spettro del morto, che gli rivelò di essere stato un famigerato brigante, condannato a supplizi atroci per i suoi crimini sanguinosi e venerato per un errore del volgo. Una simile voce di dissenso era comunque un'eccezione per l'epoca. In moltissimi casi la Chiesa di Roma non andò tanto per il sottile.


Il Medioevo segnò l'apogeo della corruzione del clero romano, e come è logico aspettarsi, ogni aspetto delle vita del singolo - contadino o feudatario che fosse - era regolato dall'idolatria imposta dai preti e dai porporati. Nessuno avrebbe potuto in un simile clima contestare questi culti feticisti. Eppure ci fu chi lo fece, anche a costo della propria vita. I Catari subito si scagliarono contro ogni forma di idolatria. La venerazione delle reliquie fu da loro esecrata e ritenuta abominevole. Questo perché, anche ammettendo che un santo prediletto da Dio avesse abitato quelle spoglie, esse non potevano che provenire dal Creatore Malvagio, come tutta la materia. Da nessun elemento materiale può venire la salvezza dell'anima: né dal pane destinato a mutarsi in sterco, né dall'acqua battesimale che vale quanto quella di una fonte o di una cloaca, né tanto meno dai rimasugli rinsecchiti di corpi che sono soltanto scorie, destinate a ricongiungersi al diabolico nulla da cui il Dio del Male le ha tratte. In completa antitesi con la tradizione cattolica di sudditanza al Cosmo, il Catarismo afferma la nullità ontologica di ogni icona". Saluti Antares


Entrambe le vicende e le considerazioni dell'amico Antares, mi riportano in mente quanto scritto da KARLHEINZ DESCHNER nel suo libro Storia criminale del cristianesimo, e precisamente il passo: "Con il denaro, il vescovo Cirillo riuscì ad ottenere l'istituzione del dogma mariano, il culto della madonna era, infatti, fonte di grandi entrate, solo interessi economici si celano dietro i culti alle persone e ai luoghi di pellegrinaggio, al culto delle reliquie e dei miracoli. La chiesa si è arricchita con la credulità e lo sfruttamento delle masse, oggi è un immenso potere finanziario". In aggiunta ai Santi mi par di ricordare che le malattie siano anche da imputare a certi spiriti maligni, come apprendo dal sito aiuto on line.


Fede? Credulità? Idolatria? C'è stata davvero un'evoluzione spirituale? C'è stato davvero un progresso?


Saluti
Mstatus




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