lunedì 17 settembre 2007

L’omicidio morale-sacrificale: come uccidere un uomo senza usare alcuna arma visibile.

Enzo Tortora[Le riflessioni di Vipom] L’omicidio morale-sacrificale: come uccidere un uomo senza usare alcuna arma visibile. Luigi Tenco, Enzo Tortora (e forse ultimamente Gigi Sabani) ne sono gli esempi più vistosi!!


Ci sono delitti puniti dai codici e ci sono crimini orrendi che non vengono da essi neppure contemplati: uno di questi, tra i più odiosi e barbari, è quello che io definisco omicidio morale-sacrificale, in pratica l’uccisione sottile e silenziosa (senza usare alcuna arma visibile) di persone che magari ci stanno sullo stomaco per la loro onestà e rettitudine e che si preferisce infangare e diffamare perché non si ha il coraggio di confessare la propria invidia e il proprio odio viscerale nei loro confronti.


Se si dovesse stilare un elenco di quante persone sono morte nella storia umana in questo modo “sacrificale” credo non basterebbero tonnellate di fogli a contenerne i nomi, perché da sempre è stato il metodo più sicuro e vigliacco per togliere di mezzo quelli che a torto ci siamo fissi in mente essere i nostri più spietati nemici, quando invece sono soltanto persone di gran lunga a noi superiori per cultura e umanità.





Che si possa morire di crepacuore non è un mistero. La gente forse non sa che i dispiaceri e le ferite psicologiche inflitte possono essere causa anche di morte, non riflette abbastanza sulla vita degli altri e sul suo significato, bada solo alla propria per egoismo e ignoranza, come se fosse il centro di tutto e gli altri dovessero farle da corollario.


L’altro giorno, riflettendo sul problema angosciante dell’eutanasia, un problema di grave attualità che sta mobilitando tutte le coscienze umane, mi è venuta in mente una riflessione che apparentemente non c’entra nulla con questa terribile questione, ma che potrebbe aiutare a capirla e comprenderla meglio.


Intendiamoci, dare una risposta all’eutanasia e ai gravissimi problemi che questa situazione pone non è cosa facile né a dirsi né a farsi in quanto materia delicatissima che attiene alle questioni più intime dell’esistenza umana, pertanto la mia digressione ha solo pochi punti di contatto con essa e del resto tende soltanto a far riflettere sul seguente angosciante quesito: che differenza passa tra un omicidio fisico e uno morale?


E’ risaputo che un omicidio fisico mira ad eliminare corporalmente un uomo, sia esso un delinquente sia esso una persona giusta e onorabile; con quest’atto indegno e giustamente severamente punito dal codice penale si raggiunge un obiettivo che mette la parola “fine” alla vita di un uomo e qui finisce apparentemente la questione, salvo vendette oppure viceversa sensi di colpa dell’esecutore o mandante che sia; diversa si presenta la questione quando, per eliminare un uomo il più delle volte innocente, si ricorre al sistema barbaro e vile dell’uccisione morale, in ciò coinvolgendo spesso la famiglia altrettanto innocente; questo è un atto ancora più terribile della semplice uccisione corporale, in quanto la vittima, oltre al fatto che difficilmente può reagire se non con le leve del proprio coraggio e sopportazione, viene condannata ad un lento e inesorabile spegnimento delle sue facoltà vitali, foriero di condurre perfino alla morte di crepacuore.


Faccio presente che il Codice Penale non punisce l’omicidio morale come quello fisico, ma credo che a questo proposito esso dovrebbe venire aggiornato e prevedere non meno di dieci anni di galera per chi si macchia di un tale disumano crimine.


Adesso, confrontando questa riflessione col problema dell’eutanasia, mi sovviene che quando un malato, in mezzo a sofferenze atroci e non essendoci più alcuna speranza di guarigione, viene “costretto” dalle macchine ospedaliere a sopravvivere per forza, sia quasi nelle stesse condizioni di un uomo a cui venga applicato il regime segreto e complottistico dell’uccisione morale e psicologica. Lo si tiene in sostanza in vita solo per senso di “pietà”, come per lo stesso motivo non si ha il coraggio di uccidere fisicamente chi venga posto nella condizione della vittima sacrificale dell’omicidio morale-psicologico. In entrambi i casi, tuttavia, siamo in presenza di un modo di fare che viola apertamente tutti i diritti dell’uomo, del diritto alla pace e alla tranquillità, del diritto alla famiglia, del diritto a non soffrire ecc.


Luigi TencoAttenzione, come detto all’inizio, l’eutanasia è un problema difficilissimo da risolvere e tuttavia, essendo un uomo profondamente religioso, mi chiedo: se ad un malato terminale vengono offerti tutti gli aiuti della tecnica ospedaliera che magari gli allungano la vita pur nella sofferenza, quali aiuti di contro si danno a colui che malauguratamente divenga l’obiettivo di un tentativo di uccisione morale e psicologica?



Non sono forse entrambi quasi nelle stesse condizioni, nelle condizioni di non potersi difendere da una situazione che li vede vittime sacrificali di una vita spietata e disumana?


Ecco, la Giustizia dovrebbe porsi questo angosciante quesito e capire che non si può continuare a perseguire soltanto i delitti “visibili”, mentre di contro quelli che apparentemente sono di più difficile decifrazione vengono lasciati completamente a carico della società, dove come sappiamo vige la Legge della giungla e dove le persone più sensibili sono quelle più soggette alla sua tragica efficienza.


Come può la Legge perseguire qualcuno che abbia facilitato l’eutanasia e fregarsene completamente di individui che essa stessa sa oggetto di una manovra di assassinio “rituale”?


Pensate voi che la Legge non sappia come vanno le cose in un paese, in una città, in una metropoli, in una scuola, in un ospedale, in un qualsiasi luogo di lavoro, nella politica, nello spettacolo?


A proposito del mondo dello spettacolo, chi mai potrà dimenticare la morte di Tenco, di Enzo Tortora e adesso (ma qui la mia è solo una semplice ipotesi perché penso ci siano degli approfondimenti medico-legali in corso) forse quella di Gigi Sabani?


Non sono forse morti i primi due per dei dispiaceri? Non sono stati forse vittima appunto dell’omicidio morale e sacrificale da parte di qualcuno che ad ogni costo voleva abbatterli o provocarne la morte indotta per spianare la strada dalla loro presenza ritenuta forse ingombrante?


E se anche su Sabani si fosse nella stessa situazione? Non è stato forse arrestato e poi rilasciato nella seconda metà degli anni novanta perché totalmente innocente, come innocente risultò a suo tempo Enzo Tortora? Quali danni morali gli sono stati procurati? Sono stati mai quantificati? Esiste uno studio a proposito di questi uomini di spettacolo che possa far luce sul fatto se siano o meno morti di crepacuore o per infarti e tumori conseguenti anche cronologicamente lontani dall’evento iniziale scatenante? E qualora lo si provasse scientificamente, perché la Legge e la Chiesa non sono mai scese in campo in maniera decisa a denunciare tali crimini odiosi che reclamano Giustizia dinanzi all’Onnipotente?


Si tende forse a difendere la vita nella sofferenza più atroce come nel caso della negazione dell’eutanasia e si lascia di converso che una persona colpita nel più intimo del suo animo muoia a fuoco lento senza alcun aiuto da parte della comunità?


Stiamo dunque attenti a parlare e straparlare di eutanasia, stia principalmente la Chiesa attenta a questa situazione e a questo paragone da me fatto con il rituale dell’omicidio sacrificale, perché se si deve difendere la vita fino in fondo non si può in nessun modo ammettere il lento e inesorabile spegnimento della vita umana ad opera di criminali che solo perché non uccidono fisicamente vengono magari osannati e riveriti come persone giuste e immacolate.


Gigi SabaniMa rimangono lo stesso criminali, perché il danno alla psiche è un delitto altrettanto empio ed esecrabile del danno fisico.


Alla luce di queste riflessioni, ritengo che il problema dell’eutanasia possa essere visto in una luce diversa, nella luce della sofferenza ineluttabile di chi non può più difendersi perché ha perduto i doni più preziosi della sua vita: la dignità, l’onore e la speranza.


Saluti

Vipom

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