sabato 15 settembre 2007

Il racconto di mio nonno sul mistero degli Arcani di Dio e le mie considerazioni su di esso.

occhio di Dio[Le riflessioni di Vipom] Ricordo con nostalgia il mio povero nonno materno, il quale, emigrato negli anni ’30 in Tunisia per motivi di lavoro, mi raccontava sempre un piccolo scambio di opinioni che ebbe a sostenere un giorno con uno del posto, se non ricordo male un arabo di fede musulmana che lavorava con lui.



Il discorso verteva sulla religione ed ad un certo punto l’arabo, avendo saputo che mio nonno era di fede cristiana anche se non molto praticante (ma era un uomo di profonda umiltà e senso della Giustizia), gli indirizzò le seguenti parole di un certo penetrante significato: “Carissimo compagno, tu dici che la religione giusta è la tua, noi diciamo al contrario che quella giusta è la nostra, ma alla fine non ne sappiamo niente, né noi, né tantomeno voi. La fede è un mistero, Dio è un Mistero, tutto è mistero nella vita e a noi uomini non resta altro da fare che aspettare la morte quale decisivo momento di scoperta della Verità, qualora esista.




Parole che mio nonno non si stancava mai di ripetermi e che mi sono rimaste nei ricordi in maniera indelebile.



Per quanto riguarda l’esegesi di questo racconto, o meglio evento reale, devo dire che il discorso dell’arabo non fa una grinza: esistono due religioni monoteiste, la cristiana e la musulmana (ma il discorso può benissimo allargarsi all’ebraismo come terza credenza in un solo unico Dio), che predicano l’esistenza dello stesso Dio, senza comunque sapere bene di quale Dio si tratti, in quanto per definizione l’Onnipotente è al di là di qualsiasi comprensione e questo solo dato di fatto è sufficiente per affermare e ribadire che nessuno che sia nato su questa Terra può dire di aver mai conosciuto il vero Dio, se non con molta, moltissima approssimazione.



Pertanto, dovrebbe concludersi che questi monoteismi peccano di troppa saccenteria a proposito della Divinità, in quanto come detto la conoscenza dell’Essere Supremo non è di pertinenza e competenza dell’uomo, troppo piccola essendo la sua capacità di intellezione per comprenderlo fino in fondo.



Si ci può arrivare per Fede, questo è vero, ma è la stessa parola “fede” (fiducia in qualcuno o qualcosa che non si conosce) a dirci chiaro e tondo che in fondo si tratta di una fede cieca e senza alcun aggancio con una verità fattuale e sperimentabile.



Del resto molti teologi mettono ultimamente l’accento anche sul concetto di Grazia, a loro dire assai più importante della Fede, in quanto è da Dio e non dall’uomo che deve partire quella sorta di elezione verso la creatura umana, per renderla degna della propria esistenza.



Si parla spesso di rapporti difficili tra Fede e Scienza, rapporto-scontro che affonda la sua radice nella notte dei tempi, ma ben poco si parla dell’altrettanto difficile rapporto tra Fede e Grazia, sul quale astruso problema l’ultimo Sant’Agostino s’ingolfò talmente da concepire la famosa teoria della predestinazione e del concetto altrettanto misterioso della cosiddetta “massa damnationis”, l’umanità in sostanza in preda al peccato che in conseguenza del soggiacere ad esso è destinata appunto alla dannazione.



E’ un finale, nel pensiero di Sant’Agostino, che mette davvero i brividi. Dov’era finita la Fede? Può da sola la Fede salvare l’uomo nella sua integrità spirituale? A sentire appunto il filosofo e teologo di Tagaste sembrerebbe proprio di no, in quanto per l’ultimo stadio del suo altissimo pensiero la Grazia sarebbe un concetto e una realtà di gran lunga più importante e decisiva ai fini della salvazione.



Può un uomo avere la Fede ma non la Grazia? Da quanto riportato sembrerebbe proprio di sì e del resto è lo stesso San Giacomo che in un suo scritto ci dice che “la Fede senza le opere è vana”, riecheggiando le stranissime parole di San Paolo allorché scrive che “se Gesù non è risorto è vana la nostra Fede”. Ma il discorso non termina a queste prime argomentazioni.



Non so infatti se sia possibile dare un’interpretazione così spinta dell’antico grande filosofo africano, ma chi potrebbe negare l’eventualità che egli fosse giunto nientemeno a mettere in dubbio persino le opere quale parametro indispensabile per la salvezza? Opere e Fede, pilastri della nostra coscienza, dunque svilite dinanzi alla mole gigantesca della Grazia di Dio che tutto può fare, persino assolvere dal peccato persone magari macchiatisi di delitti orrendi contro l’umanità?



Non sono un teologo, mi ritengo un modesto e umile pensatore e scrittore e pertanto le mie analisi debbono essere prese col benefico dell’inventario, perché c’è molto studio da fare in proposito e molti scaffali da compulsare.



Una cosa però deve essere precisata e ribadita con enorme determinazione: la Fede, senza la Grazia, ancor più che senza le opere, è nulla…l’uomo può riempirsi la bocca di tutto quello che gli pare, professare la religione cristiana con spirito di umiltà e contrizione, ma mai, dico mai, potrà avere la certezza che quel Dio in cui egli crede lo assolverà dai suoi eventuali peccati, sol perché mostra molta attenzione e partecipazione a riti e rituali della Chiesa cattolica, un discorso che ovviamente vale per tutti i monoteismi di questa Terra.



Per parafrasare il famoso concetto di Papa Benedetto XVI, si potrebbe dire di conseguenza che tutto è relativo in questa nostra esistenza, persino le nostre stesse credenze che ci appaiono fondate sulla roccia e quindi eterne, quando invece sono radicate nella più totale oscurità di pensiero.



Non esiste nulla di certo e di eterno sotto questo cielo, persino grandi criminali che sono passati con questa definizione nella Storia, potrebbero trovarsi davanti a tutti allorché Dio, come si narra da sempre, metterà tutti in fila, o meglio in due file, per giudicare chi merita e chi non merita la salvazione.



I primi saranno gli ultimi e gli ultimi primi. Ricordate?



Chi infatti potrà mai giudicare fin nel profondo cosa muoveva l’animo di questi individui ritenuti estremamente pericolosi per l’umanità? Chi può o ha potuto leggere sin nella profondità del loro spirito, se non appunto Dio?



E allora bisogna stare molto, molto attenti nel giudicare le persone dal fatto se sono o meno praticanti e ligi ai doveri messali e domenicali, quel che conta è saper leggere nel più intimo delle persone, perché un’operazione del genere potrebbe darci sorprese amare ma indispensabili, appunto nel senso di farci scoprire che quello che per noi era magari un delinquente incallito era invece un animo nobile che noi forse avevamo già condannato in maniera preconcetta.



Ed esempi di questo tipo ne esistono a iosa. Quanti emarginati, malati, quanti poveri e derelitti ci sono su questa Terra che noi non ci degniamo neppure di salutare, quasi fossero vermi e non esseri umani. E badate bene che questi atteggiamenti li ho notati con i miei occhi persino alle entrate delle Chiese e dei Cimiteri in occasione della Festa dei defunti.



Quanti paralitici ho visto e quanti poveri sfortunati porgere il piattino dell’elemosina, e di contro quante persone vestite di tutto punto, sbarbate e con l’aria tronfia ho notato rifiutare un centesimo a questi “paria” della società!!



Sapete cosa dicevano e cosa dicono di queste persone in queste occasioni? Che non era e che non è vero che sono poveri, derelitti e malati, che fingevano e fingono la povertà e la malattia per attirare su di loro la nostra compassione economica, che se ne andassero a lavorare, che non rompessero….atteggiamenti di una vigliaccheria unica e repellente, specie alla luce del fatto che molti di questi individui “religiosi” erano e sono coloro che vanno a sedersi nei “primi banchi delle sinagoghe”, per usare una terminologia cara a Gesù Cristo.



Vero o non vero il loro stato di miseria, il dovere di un cristiano in queste occasioni dovrebbe essere l’aiuto devoto e sincero verso coloro che sono più sfortunati di noi in termini economici. Non ci dovrebbe interessare chi sono e se fingono, a noi interessa che la nostra coscienza sia smossa a pietà e quindi agire di conseguenza. Se non si smuove dentro di noi alcuna pietà e compassione, è vana la nostra Fede, noi siamo santi agli occhi degli uomini perché ci crediamo nel giusto ed onoriamo e santifichiamo le feste, ma dinanzi all’Onnipotente, che ci ha dato la Fede ma purtroppo non la Grazia, siamo nulla, carta straccia da buttare via.



Attenzione quindi: va bene il frequentare le Chiese e le Messe se lo si fa con cuore puro, ma guai a coloro che prendono in giro se stessi e Dio, perché la sua ira sarà fremente e spietata nel giorno del Giudizio, qualora ci sarà ed io mi auguro di sì, anche se, come detto, nessuno su questa Terra può leggere negli Arcani del Mistero.



Questo discorso mi offre la possibilità di fare l’ultima conclusiva considerazione a proposito della cosiddetta pretesa umano-ecclesiastica della beatificazione e santificazione di certe donne e di certi uomini che per determinati motivi vengono innalzati sul piedistallo della gloria eterna accanto all’Onnipotente. Questo lo ritengo uno dei più gravi atti dell’arroganza e superbia umane, un errore catastrofico di cui dovremo rendere conto per sempre alla nostra coscienza e all’Essere Supremo.



Chi può dire chi è l’Onnipotente?, ci siamo chiesti poc’anzi. E allora perché arrogarsi un Potere di tale gravità che spetta solo a Dio? Perché sostituirci a lui nella santificazione di uomini che restano pur sempre tali dinanzi ai suoi occhi? Chi siamo noi per prendere una simile decisione? Siamo davvero sicuri che Dio sarà contento di una simile sceltà? Siamo davvero sicuri che quel tale Beato sarà accolto davanti a Dio quale esempio fulgido di santità? Possiamo leggere noi negli “Arcani di Dio”? Come detto, non è possibile, non è umanamente ammissibile. E allora dobbiamo smetterla di far pensare a Dio idee e concetti che sono e restano profondamente umani: Dio non ragiona con la nostra testa, egli si serve di una Intelligenza e di una Comprensione talmente per noi inimmaginabile che potrebbe accadere persino che quel Santo non venga accolto neppure tra i suoi eletti…mi dispiace dirlo…è anche per me molto duro affermarlo…ma è una logica conseguenza di quanto precede.



Se tutto è mistero nella vita e Dio è il più grande Mistero tra i misteri…beh, tutto deve essere messo in crisi….tutto deve essere messo in discussione e le religioni monoteiste dovrebbero tutte e tre fare un passo indietro e accorgersi dell’urgenza dell’umiltà, dell’ignoranza e dell’agnosticismo…..smantellando a cominciare dal Cattolicesimo tutti i Poteri di cui si avvalgono tuttora per irrorare su tutti noi dogmi incomprensibili e credenze varie di fede poco chiare.….bisogna lasciare l’uomo libero di credere da solo in cosa decide di credere….stranamente in questa visuale la religione non è appartenenza ad una credenza o ad un culto….è ricerca o tentativo di ricerca solitaria di una Verità che forse non conosceremo mai.



Saluti

Vipom




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