martedì 12 giugno 2007

Déjà Vu: Chiaroveggenza, Reincarnazione o Confusione?

Quante volte ci è capitato di essere sicuri di aver già vissuto una determinata situazione? Oppure di avere la sensazione di essere già stati in un luogo? Questa sensazione è comunemente chiamata Déjà Vu: “chiamato anche paramnesia, è la sensazione di aver vissuto precedentemente un avvenimento o una situazione che si sta verificando.


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La spiegazione più accreditata, secondo gli scienziati di questi campi, è che il déjà vu non è un atto di “precognizione” o di “profezia”, ma è in realtà un’anomalia della memoria; è l’impressione di “richiamare alla memoria” un’esperienza che è falsa.




È stata trovata una correlazione clinica tra déjà vu e disturbi mentali come la schizofrenia e l’ansietà, la probabilità di sperimentarne cresce considerevolmente con soggetti in queste condizioni; tuttavia, la più forte associazione patologica del déjà vu è con l’epilessia del lobo temporale. Alcuni credono che il déjà vu sia il ricordo dei sogni. L’ipotesi è che, seppure vengano solitamente dimenticati prima del risveglio, i sogni possano lasciare qualche traccia non comune all’esperienza presente nella memoria a lungo termine. In questo caso, il déjà vu potrebbe essere il ricordo di un sogno dimenticato con elementi in comune all’esperienza presente.”


Il termine, che in francese significa ‘già visto’, fu creato da un ricercatore psichico francese: Emile Boirac; l’esperienza del déjà vu è di solito accompagnata da un forte senso di familiarità, ed anche un senso di “soprannaturalità”, “stranezza” o “misteriosità”. E’ molto comune, infatti in studi formali il 70% o più della popolazione ha riportato di avere avuto un déjà vu almeno una volta. Negli ultimi anni, il déjà vu è stato soggetto di seri studi psicologici e neuropsicologici.


Un recente studio pare sia riuscito a spiegare perché a volte abbiamo questa percezione. Un gruppo di ricercatori americani ha identificato nell’ippocampo la parte del cervello responsabile di questa sensazione: è un calcolatore che immagazzina ed elabora le informazioni collegate alla memoria, fa una mappa dei luoghi e delle esperienze e li archivia per usi futuri. Ma quando due esperienze iniziano a somigliarsi troppo, queste mappe mentali si sovrappongono e in qualche modo si confondono. “Il fenomeno del déjà-vu capita quando questa capacità che abbiamo tocca i suoi limiti” dice il professor Susumu Tonegawa, professore di biologia e neuroscienze al Massachusetts Institute of Technology di Boston. Si tratterebbe, dunque, proprio di un malfunzionamento del cervello nell’elaborare nuove informazioni. Un problema collegato con la memoria episodica. “L’efficacia di questa capacità che abbiamo è fondamentale perchè permette di organizzare l’informazione presente rendendola fruibile per il futuro” dice il professor Tonegawa.


Infatti, la capacità della memoria che consente di distinguere velocemente luoghi, facce ed esperienze diverse è collegata all’età e va impoverendosi nell’invecchiamento. Ed è per questo “dal momento che conosciamo il ciclo a livello molecolare e cellulare di questi processi abbiamo la possibilità di creare farmaci in grado di potenziare queste connessioni”. Si apre quindi una strada nuova per terapie che combattono malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer, così definito: “processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale“. In Italia ne soffrono circa 500 mila persone, nel mondo 18 milioni, con una netta prevalenza di donne. Sarebbe davvero un gran passo in avanti per la cura di questa malattia.

Quindi la sensazione del déjà vu altro non è che un malfunzionamento del cervello. E chi era convinto di aver vissuto altre vite avendo ricordi di posti in cui non era mai stato o vivendo situazioni apparentemente già conosciute ora come farà? Niente
reincarnazione e neppure metempsicosi?


Tranquilli, non sono parole di dubbio valore morale. Per reincarnazione, o trasmigrazione delle anime, si intende la rinascita in un altro corpo dell’anima o spirito di un individuo, dopo la sua morte fisica. Per metempsicosi si intende la trasmigrazione dell’anima dopo la morte in un altro corpo; direte voi (l’ho pensato anche io): ma non è la stessa cosa? Pare di no. La metempsicosi va distinta dalla reincarnazione che prevede un processo anche per il corpo che invece qui viene visto semplicemente come “la prigione dell’anima” e quindi la stessa vita corporea come punizione. Non è che abbia capito granché. Cercando altre informazioni mi sono imbattuta in vari test per stabilire chi ero in una vita precedente. Ne ho provati un paio. Per il
primo test nella mia vita precedente ero Solone. Ecco il profilo: equilibrio e democrazia. Il saggio legislatore Solone, considerato uno dei Sette Sapienti della Grecia antica, è famoso per aver avviato una riforma politica in senso democratico delle istituzioni ateniesi. Talmente equilibrato da non sembrare vero, riesci, allora come oggi, a scegliere quasi sempre tra l’eccesso e il difetto. Ma ricorda: sbagliare è umano! Prendiamolo per buono.


Il
secondo test invece è molto più semplice: basta inserire la data di nascita e sai subito chi eri in una vita precedente, non devi neanche rispondere alle domande! Solo che questo profilo è meno carino dell’altro. Si capisce già l’andazzo all’inizio, visto che invece di chiamarsi profilo si chiama diagnosi: non so se ti fa piacere o no, ma nella tua ultima reincarnazione sulla terra eri donna. Eri nato in una località del territorio del/della Sardegna, circa nel 1650. La tua professione era guerriero, cacciatore, pescatore, esecutore di sacrifici. Il tuo breve profilo psicologico della tua vita passata: eri una persona sana e pratica, materialista e senza coscienza spirituale. Il tuo semplice discernimento non ti aiutò un granché. Quello che ti ha insegnato la tua vita passata per il presente: dovresti applicare il tuo talento in amore, felicità ed entusiasmo e far partecipe gli altri dei tuoi sentimenti. Ti ricordi adesso? Sinceramente no, ma grazie lo stesso. E poi cosa dovrei ricordare? Che ero un esecutore di sacrifici senza coscienza spirituale? Mah, almeno ero donna anche nell’altra vita. Mi sa tanto che è meglio Solone.


Saluti
Spes74


moniok
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