domenica 9 dicembre 2007

Cento anni fa la strage dimenticata degli italiani: Monongah

monongah ingresso 8Era il 6 dicembre 1907, ore 10 del mattino. Siamo a Monongah, in West Virginia: al'improvviso la miniera di carbone e ardesia saltò in aria; in quel momento c'erano dentro quasi mille persone, moltissimi italiani. Sopravvissero soltanto in cinque. Questa tragedia costo' la vita a 361 minatori, 171 dei quali italiani. Ma i morti in quell'orribile deflagrazione - la maggior parte caduti sul lavoro rimasti ignoti, considerata la presenza di moltissimi minatori non registrati all'ingresso in miniera - sarebbero stati, secondo i resoconti giornalistici dell'epoca e le molteplici testimonianze che si sono avute, oltre 900. Il giornalista Mario Calabresi di Repubblica è tornato in quei posti, cento anni dopo.




"Estraevano carbone e ardesia. Ci lavoravano grandi e piccoli. Ogni uomo regolarmente assunto e con il bottone di ottone, che riportava la sua matricola, appuntato sul petto portava con se almeno due aiutanti, erano adolescenti o bambini, la loro discesa sotto terra non era registrata da nessuna parte. Pochissimi furono riconosciuti. [...] Gli adulti guadagnavano 10 centesimi l'ora, i ragazzini ricevevano una mancia legata alla quantità di carbone che portavano in superficie. Vivevano in baracche di legno ricoperte di carta catramata, in dieci per stanza, pagando anche dieci dollari al mese, metà dello stipendio. [...] Venne allestita una camera mortuaria nella sede della banca, un luogo di cui nessuno si fidava tanto che i morti avevano i risparmi arrotolati nella cintura. Quando fu piena si cominciò ad allineare i cadaveri sul corso principale. Una folla di madri, vedove e orfani vagava alla ricerca di qualche segno di riconoscimento. Le scarpe, una giacca, i segni della barba. Alla fine soltanto 362 ebbero un nome e il diritto alla lapide. Gli altri ebbero sepoltura comune, o rimasero sotto il carbone. [...] Su sei vagoni ferroviari arrivarono 500 casse di legno. Il sindacato dei minatori disse che tanti erano state le vittime, i giornali arrivarono a parlare di mille morti. Di certo ci furono 250 vedove e un migliaio di orfani. [...] Fu il più grande disastro minerario della storia americana. E di quella italiana. 171 dei morti riconosciuti erano emigrati dal nostro Paese. Più che a Marcinelle, in Belgio dove nel disastro del 1956 morirono 136 italiani. Ben 87 venivano dal Molise, poi dalla Calabria, dall'Abruzzo e dalla Campania. [...] Gente povera, semianalfabeta, sfruttata. Solo l'anno precedente erano arrivavati ad Ellis Island, la porta d'ingresso per l'America, più di 300mila emigranti dall'Italia. Dalla baia di New York li portavano qui per soddisfare il bisogno di carbone e legname del boom industriale americano. La compagnia anticipava i 15 dollari del viaggio, che poi avrebbe trattenuto dalle paghe settimanali. [...] La storia è passata di qui e poi se ne è andata con la fine della miniera. Oggi tra queste colline boscose abitano meno persone dei morti di quella mattina di cento anni fa. Non sono diventati ricchi, ce lo raccontano le casette bianche ad un piano in finto legno, le automobili datate, la merce nei negozi. [...]".


Sinceramente, mi vergogno ad ammetterlo, non ne avevo mai sentito parlare. Mi ritengo una persona abbastanza attenta a queste cose e sempre in cerca del sapere; in particolare sento come un po' mie tutte le storie degli emigranti avendone avuti parecchi in famiglia. Ed è una magra consolazione pensare che forse un po' dipende anche dai media se non si conoscono certe tragedie. Perchè tale è stata, una tragedia di cui non sapremo mai il numero esatto delle vittime, molte ancora sepolte li sotto. E molti di loro erano italiani, arrivati in cerca di fortuna ma andati soltanto incontro alla morte, dopo essere stati abbondantemente sfruttati. Mi viene da pensare a madri, mogli, fidanzate e sorelle alla ricerca disperata dei loro uomini, di un segno distintivo per avere ancora una flebile speranza o, davanti al peggio, almeno per poterli riconoscere e dargli una degna sepoltura.


Mstatus dice: "In questi giorni, dopo i fatti di cronaca relativi alle cosiddette morti bianche, ascoltavo l'ipocrita blaterare generale. L'unica cosa certa è che delle persone sono morte mentre provvedevano onestamente al loro sostentamento e a quello della loro famiglia. Si parla di Testi unici, di decreti che mancano e altre cose simili! Ci si sofferma sull'aspetto legale e formale, paventando magari punizioni corporali per chi non si adegua "formalmente", cosa che regolarmente poi non avviene mai, ma si omette di parlare della sostanza, ovvero della "coscienza".


In un certo senso preferisco, pur anticlericale, ciò che dice la Chiesa di Roma: se non abbiamo la coscienza del valore della vita umana possiamo fare tutte le leggi che vogliamo, somministrare tutte le punizioni possibili ed immaginabili, ma il problema non si risolve. Industriali che, pur definendosi cattolici (Cristiani) e presentandosi a messa la domenica mattina più che altro per tradizione, se ne fregano dei principi espressi nel catechismo, e pensano esclusivamente ai propri interessi economici infischiandosi della sicurezza sui luoghi di lavoro, che più che per Legge, dovrebbe arrivare dal "cuore" ovvero dalla propria coscienza, visto che l'industriale "cattolico" dovrebbe compiere solidarietà sociale.


Che fanno gli industriali che hanno sulla loro coscienza la morte di chi cerca di vivere onestamente e dignitosamente? Che fa il governo? Da quello che ho visto dai media solo una serie di lascime di Stato e di circostanza, della morte dei poveracci non importa nulla a nessuno, salvo che ai loro famigliari! Hanno forse la coscienza di chiedersi ma perchè non ho cercato di sistemare la sicurezza, al posto di pensare a riempire solo le mie tasche? Ma vi è forse qualche remora morale o coscienza in chi, nella sola logica del profitto, produce all'estero dove paga da 50 a 300 euro al mese, sfruttando l'altrui lavoro, sudore e sangue fregandosi di lasciare a piedi le famiglie qua? D'altronde fa figo e permette di ostentare in società la propria ricchezza utilizzando l'altrui essenza vitale e sacrificio. E chi vede, anche governato dalla demoniaca televisione, pensa ma che bravo quello! Però, a quanto vedo il governo fa molto, dato che preferisce premiare i capitalisti parassitari da speculazione piuttosto che chi produce onestamente rispettando le regole, magari guadagnando di meno e che non riesce ad andare avanti con la propria azienda (ricordo che ci sono anche quelli).


La Chiesa di Roma, che fa? Oltre che a tirare bonariamente le orecchie ai vari capitalisti di turno! Perchè, per esempio, la Chiesa di Roma non prende una posizione netta e caccia con indegnità e pubblicamente i "falsi cristiani" che pensano solo ad accumulare ricchezze su ricchezze a scapito dell'altrui dignità oltre che vita? Qualche anno fa un capitalista che lascia spesso in cassa integrazione operai padri di famiglia a 600 euro al mese, passò per martire pur essendo un cocainomane e depravato sessuale. A quello serve il sudore, il sangue dei lavoratori? E poi se Zucchero, di fronte alla "crema sociale" dice la verità, si grida allo scandalo... Ma quale scandalo? Ed il capitalista cocainomane che è allora, un disadattato sociale come è stato definito? Una sola parola rende bene l'idea: vergogna!". Saluti Mstatus


Purtroppo, in un dialogo virtuale, non posso dire a questi uomini che oggi queste cose non accadono più: ancora oggi, dopo cento anni, si muore di lavoro.

Fonti: Repubblica, Ansa, Wikipedia, Emigrati


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