domenica 25 novembre 2007

Lettera a Dio

Carta e penna[CuoreMagico] Caro Dio, sarò diretta: non ho mai creduto alla tua esistenza. Sono stata cresciuta da genitori atei, che mi hanno descritto i princìpi essenziali delle diverse religioni, ma non mi hanno indirizzata verso nessuna di esse e non mi hanno quindi educata secondo i dettami di nessuna fede religiosa.


Nell’età infantile ho anche sofferto per questa diversità che mi allontanava da amici, parenti e compagni di scuola; poi ho trovato la mia strada.


L’unica volta in cui sono stata presa seriamente dal dubbio che tu potessi esistere è stata quando ho letto la celebre pagina di Francesco Petrarca sull’ascesa al monte Ventoso: avevo 15 anni e un’insegnante d’Italiano capace di rendere vivi i testi della letteratura, di farne degli interlocutori sempre interessanti e attuali (anche al di là delle personali posizioni ideologiche).




Fu in quella occasione che riflettei per la prima volta sulle convinzioni in cui ero cresciuta. Le feci mie. Non era più, semplicemente, un’educazione passivamente recepita; era la mia “fede”.


Non ricordo più quali furono, nello specifico, le mie riflessioni di allora.


Da quel tempo, però, mi accompagna un convincimento che con gli anni si è andato chiarificando e radicando sempre di più in me. La fede religiosa è un “dono”: non nel senso che venga da te, che non esisti, bensì nel senso che nasce da dentro, da un moto interiore che nessuna disquisizione filosofica o teologica può veramente condizionare o intaccare.


È una delle risposte a quel bisogno profondo che credo ci accomuni tutti: trovare un senso alla esistenza nostra e dell’universo e ai secoli e millenni e milioni di anni di storia che abbiamo alle spalle. Di questo bisogno interiore Chiese e governi nella storia si sono biecamente serviti, facendo della religione uno spregiudicato instrumentum regni, utilizzandola senza ritegno per tenere a freno le aspirazioni dei popoli.


Ancora oggi ci sono Chiese che riescono ad esercitare un fortissimo condizionamento sulla vita quotidiana e sulle scelte di vita della gente, gente che viene privata dell’opportunità di intraprendere una strada diversa, semplicemente perché nessun percorso alternativo le viene prospettato.


Ma non voglio parlare di Chiese, voglio parlare di te. E con te.


Ho vissuto periodi molto felici nella mia vita, come ne ho vissuti di dolorosi. Ho sempre però cercato di allargare l’orizzonte del mio occhio, di guardare all’umanità, alla Grande Storia e non solo alla mia piccola storia insignificante.


Non ho trovato tracce di te.


Tutto ciò che di grandioso, di sublime, di abietto, di miserabile io abbia visto o conosciuto non mi sembra che richieda la tua esistenza per essere spiegato. Basta l’uomo. Basta (o basterà) la scienza.


A dire il vero, c’è stata un’altra occasione in cui mi ha preso un dubbio: quando ho visto il mio splendido bambino. Talvolta il pensiero riaffiora ancora in me quando lo osservo e mi dico: “Se esiste una scintilla di divino su questa Terra, è questo bimbo”.


Ma è un cedimento romantico, di cui sono assolutamente consapevole.


Caro Dio, concludo rapidamente. Nonostante sia assolutamente convinta che non esisti, ammetto di aver provato qualche imbarazzo nello scrivere questa lettera.


Mettere nero su bianco le mie riflessioni mi ha allontanato completamente da te, mi ha fatto prendere coscienza del tutto piena del fatto che non posso credere in te.


Quest’ultima riga è dunque un addio definitivo.


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Saluti

CuoreMagico



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ZicZac

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