mercoledì 14 marzo 2007

Sei in arresto!

Chissà che effetto fa sentire questa frase, pronunciata sempre all'indirizzo di altre persone, rivolta verso se stessi e per giunta da colleghi.

Lo sanno sicuramente
quattro poliziotti di Torino che sono stati arrestati lo scorso 10 marzo con l'accusa di aver rapinato degli immigrati; agendo fuori servizio, fingevano di dover sottoporre le vittime a dei controlli e portavano loro via il denaro. Si presentavano in divisa in alloggi abitati da immigrati, mostravano tesserino e pistola, perquisivano la casa con il pretesto di cercare armi o droga e alla fine derubavano i malcapitati di quello che trovavano a portata di mano. L’indagine era partita dopo la denuncia di tre episodi di cittadini stranieri che avevano raccontato di essere stati rapinati da quelli che loro ritenevano essere dei finti poliziotti. Dai particolari descritti, le modalità di azione, il tipo di armi in possesso dei malviventi e altri dettagli, gli inquirenti hanno però capito che poteva invece trattarsi di veri poliziotti che sceglievano le loro vittime in un ambiente dal quale pensavano non sarebbero mai partite le denunce.



Pare che tra le le vittime di questi poliziotti ci siano anche delle coppiette: si indaga su
episodi di concussione a danno di coppiette clandestine e prostitute con i loro clienti. Sarebbero tre i poliziotti, due dei quali avrebbero fatto parziali ammissioni, coinvolti in episodi di concussione che al momento non è ancora stata formalmente contestata ma che rientra in un’indagine già avviata da tempo contro ignoti. «Abbiamo appurato cinque rapine tra cui una tentata e andata male e la sesta nel corso della quale sono stati arrestati» spiegano alla Procura della Repubblica.

Come se non bastasse quello di Torino, si sono verificati altri episodi poco lusinghieri per la polizia nel giro di pochi giorni.

Il primo in Sicilia:
a Gela dei poliziotti approfittavano della buona fede di automobilisti e camionisti che transitavano per le strade da loro pattugliate; al posto di punire le infrazioni stradali, sfruttavano la situazione per estorcere denaro chiudendo "un occhio" e arrotondando, per così dire, lo stipendio. A farne le spese, come sempre, i cittadini onesti. Il Tribunale penale di Gela ha condannato a complessivi 29 anni e 4 mesi di reclusione nove agenti della polizia stradale del locale distaccamento accusati di avere intascato denaro da automobilisti e camionisti che fermavano ai posti di blocco. A volte erano anche "comprensivi", e in deroga a una sorta di "tariffario" che avevano stilato concedevano agli autisti dei Tir taglieggiati il pagamento di "mazzette" Gli agenti che hanno condotto le indagini, coordinate dalla locale procura della Repubblica, sostengono di avere accertato attraverso intercettazioni ambientali che i nove della Stradale si sarebbero fatti pagare dai camionisti per evitare le multe. E avrebbero anche scoperto una cassa comune in cui confluivano le somme di denaro che gli agenti si sarebbero fatti dare, secondo l' accusa, ogni volta che scortavano un carico speciale.

L'altro brutto episodio è
accaduto a Genova. Ipotizzando i reati di lesioni e peculato, la procura ha iscritto nel registro degli indagati tre investigatori della squadra mobile: i poliziotti sono accusati di aver picchiato e derubato un cittadino di origine nordafricana. Nei confronti di uno degli stessi agenti è stato aperto un secondo fascicolo giudiziario per abuso d´ufficio. Le inchieste non sono in alcun modo legate a quella che ha portato recentemente in carcere due ispettori della narcotici che hanno confessato di aver venduto un chilogrammo di cocaina ad un pregiudicato.

Il cittadino che pensa di essere al sicuro, protetto da queste persone in divisa che incarnano agli occhi di tutti un modello di rettitudine da seguire, leggendo queste notizie cosa può pensare?

Pare che qualcuno si sia giustificato, in riferimento ai fatti di Torino ma credo valga anche per quelli siciliani, con l'esigenza di dover guadagnare di più per aiutare la famiglia. E sarebbe questo il modo più giusto?

Il valore di chi rischia quotidianamente la vita mentre svolge il proprio lavoro e per il bene di tutti è incalcolabile e probabilmente qualsiasi cifra presente sulla busta paga non è degna dell'appellativo di stipendio; detto ciò, cercare queste meschine scorciatoie non rende affatto onore a tutti gli altri che per colpa di pochi rischiano di perdere credibilità.





Fonti:
yahoo news, padania online, espresso-repubblica, padania online, la sicilia, espresso-repubblica

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