venerdì 9 marzo 2007

New York come Hiroshima e Nagasaki?

Non mi riferisco alla bomba atomica, anche se quello che è successo a New York quel maledetto 11 settembre 2001 ha cambiato per sempre il corso della storia al pari (ma forse anche oltre) delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki.

Parlo delle conseguenze che queste azioni criminali, perchè di questo si tratta sia nell'uno che nell'altro caso, portano con se anche a distanza di anni.

Sappiamo che, per quanto riguarda le città giapponesi, l'avvelenamento da radiazioni e/o le necrosi provocarono malattia e morte successive al bombardamento per circa l'1% di coloro che erano sopravvissuti all'esplosione iniziale. Alla fine del 1945, ulteriori migliaia di persone morirono per via dell'avvelenamento da radiazioni, portando il totale di persone uccise ad Hiroshima nel 1945 a circa 90.000. Da allora circa un altro migliaio di persone morì per cause legate alle radiazioni. (Stando a quanto affermato dalla città di Hiroshima il 6 agosto 2005, il numero totale di vittime della bomba atomica di Hiroshima fu di 242.437. Questa cifra include tutti coloro che si trovavano in città al momento dell'esplosione o che furono successivamente esposti al fallout ed erano morti prima di tale censimento). I superstiti del bombardamento vennero chiamati hibakusha, una parola giapponese che significa letteralmente "persona esposta alla bomba". Superstiti e soccorritori divennero il nucleo del pacifismo giapponese del dopoguerra, e da allora il paese nipponico è diventato paladino dell'abolizione delle armi nucleari in tutto il mondo. Durante il periodo post-bellico, si utilizzò questo termine al posto di "sopravvissuti" per non esaltare la vita, cosa che all'epoca sarebbe stato considerato come una grave mancanza di rispetto nei confronti dei molti morti. Nel 2006 si stima che siano ancora 266.000 gli hibakusha ancora in vita in Giappone.

Qualcosa di simile, purtroppo, si sta verificando anche a New York.



Oltre alla perdita di 2.986 vite umane, andarono distrutti o furono gravemente danneggiati diversi edifici, fra i quali le Torri Gemelle del World Trade Center che crollarono nel giro di circa un'ora e mezza dopo gli impatti, coinvolgendo nella distruzione cinque edifici limitrofi e cinque stazioni della metropolitana. L'area, il cui sgombero completo ha richiesto un lunghissimo tempo, è stata ribattezzata Ground Zero. I crolli degli edifici a New York hanno generato un'immensa nube di detriti contenenti centinaia di composti tossici (amianto, mercurio, piombo, ecc.) che ha investito buona parte della punta Sud dell'isola di Manhattan, causando un grave inquinamento ambientale, i cui particolari sono stati resi noti al grande pubblico solo a distanza di circa quattro anni dall'evento. Anche perchè di 11 settembre si può ancora morire: le decine, se non centinaia di migliaia di persone, che quella mattina furono costrette a respirare quella nuvola tossica che aleggiava su quella zona di New York, oggi soffrono di problemi respiratori. E alcune sono già morte per i sintomi di quella che ormai è chiamata “la tosse del World Trade Center”. Ce ne parla ampiamente
Peace Reporter: pompieri, soccorritori, poliziotti, volontari, manovali, ma anche semplici residenti delle zone circostanti. La lista delle persone che sono venute in contatti con i fumi è lunga, ma lo è ancora di più quella delle sostanze che componevano quella polvere tossica. Le due Torri non erano semplici edifici, erano una città nella città. Nel loro crollo sono andati polverizzati 56mila metri quadrati di finestre, 465mila mq di superfici verniciate, 650mila mq di pavimenti. Al loro interno c’erano 50mila computer, ognuno dei quali conteneva quasi due chili di piombo. Sotto l’edificio numero 7 del Wtc, adiacente alle Torri e anch’esso crollato, c’era una centralina elettrica con dentro quasi 500mila litri di petrolio: il fuoco nell’incendio che seguì al crollo covò sotto le macerie fino a dicembre. Non si contano le tonnellate di plastica bruciata, l’amianto, il mercurio, i pesticidi che aleggiarono su Ground Zero e, grazie al vento che soffiava da nord-ovest, si spostarono su Brooklyn. Nei mesi successivi, molti newyorchesi sostengono di aver iniziato ad avere problemi respiratori. Nell’ultimo anno due soccorritori di Ground Zero e un poliziotto, che lavorò sul posto 16 ore al giorno dopo il disastro, sono morti per gravi malattie polmonari. Al Mount Sinai Medical Center di New York è stato istituito un programma di controllo e di cura per i problemi respiratori , con esami gratuiti per chiunque tema di soffrire di “tosse dell’11 settembre”: finora sono stati esaminati 16mila casi.

Peace Reporter ci dice anche che il dottor Stefano Montanari e la moglie Antonietta Gatti stanno facendo una ricerca che parte da una scoperta inquietante: le nanoparticelle prodotte dalle combustioni possono uccidere. “Osama bin Laden ha fatto un danno ancora più grande di quello che crede”, dice sconsolato il dottor Montanari, “le polveri liberate dall’esplosione dei due aerei e dal crollo delle Torri Gemelle faranno sentire il loro effetto nel futuro. La costruzione delle torri era avvenuta prima che si scoprissero i reali danni che provocava l’amianto. Il crollo ha liberato nell’aria una quantità impressionante di polveri sottili che sono state inalate. I disturbi che affliggono i cittadini di Manhattan sono solo il primo passo di un drammatico calvario. Secondo le cifre ufficiali sono circa 400mila le persone che hanno disturbi respiratori dopo l’attentato, ma temo che siano molti di più, perché tanta gente sottovaluta i sintomi. Inoltre perché le polveri inalate diano problemi visibili ci vogliono anni e temo che, purtroppo, moltissimi di loro moriranno per questo."

Oltre a questi danni "prettamente fisici", si parla anche di danni psicologici.

Secondo alcuni studi gli attacchi terroristici provocano effetti più a lungo termine sulla salute mentale delle persone rispetto agli incidenti o alle calamità naturali e le conseguenze sono rabbia, frustrazione, senso di impotenza, paura e desiderio di vendetta. Le ricerche hanno dimostrato che la maggior parte degli individui presenta capacità di recupero, ma chi è stato più a contatto con l'evento, direttamente o attraverso conoscenze personali o anche attraverso i media, ha grandi possibilità di sviluppare il
Disturbo da Stress Post-Traumatico (DSPT). Chi è affetto da questo disturbo rivive l'esperienza traumatica attraverso incubi e flashback, soffre di insonnia e ha attacchi di panico. Inoltre si aggiungono ansia, depressione e problemi di memoria che possono durare anche per anni. Da quanto è emerso da uno studio condotto in Israele, paese che da anni convive con il pericolo di attentati kamikaze, la paura del terrorismo può anche causare problemi al cuore, rendendolo più debole. Lo stress causato dagli attentati terroristici, inoltre, porta a un maggiore abuso di fumo, alcol e droghe. Un'indagine svolta a New York cinque settimane dopo l'attacco dell'11 settembre ha evidenziato che, dopo l'attacco alle Torri Gemelle, i fumatori sono aumentati dell'1% e chi già fumava ha confessato di fumare almeno un pacchetto in più alla settimana. Il numero di bevitori è aumentato del 5,4% e il 20% degli intervistati ha riferito di bere almeno un drink extra al giorno rispetto al solito. Infine anche il consumo di marijuana ha avuto un incremento dell'1,3%. L'analisi dei dati ha dimostrato che le persone che bevevano o fumavano di più erano quelle che più avevano sofferto durante il crollo delle torri o subito dopo e che avevano sviluppato i sintomi del Disturbo da Stress Post-Traumatico e della depressione. C'è di più: se le donne in gravidanza sono particolarmente depresse o stressate l'ippocampo del cervello del feto si riduce anche del 20%, favorendo una probabilità più alta di sviluppare problemi neurologici; dalle ricerche effettuate sulle donne che erano incinte a New York nei giorni dell'attentato alle Torri Gemelle si è visto che l'ippocampo dei bambini nati successivamente a quell'evento è ridotto proprio in virtù degli stimoli psicologici subiti dalle donne.
Quindi oltre a morte o danni fisici immediati, ce ne sono anche a distanza di anni e chissà per quanto altro tempo ancora.
PUBBLICATO SU MENTECRITICA  407150942_3fb2a05165_m

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