martedì 5 febbraio 2008

Sul documento sui prematuri...

Avrei voluto scrivere qualcosa. Ma non sono madre, non sono medico e non sono giornalista. Preferisco lasciare la parola a chi conosce bene l'argomento e ne sa parlare, a mio avviso, nel migliore dei modi. Ho scelto due autori che seguo da tempo, molto preparati e che nei loro scritti rappresentano il mio pensiero: Gennaro Carotenuto e Chiara Lalli.
Il documento delle cliniche di Ostetricia e Ginecologia delle quattro facoltà di Medicina delle università romane, La Sapienza, Tor Vergata, Cattolica e Campus Biomedico che prescrive, nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un’interruzione di gravidanza, che il neonatologo debba intervenire per rianimarlo, “anche se la madre è contraria, perché prevale l’interesse del neonato” è del tutto pleonastico per almeno tre motivi.
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Il documento sui prematuri redatto dai direttori delle cliniche ginecologiche delle facoltà di medicina delle università romane (Tor Vergata, La Sapienza, Cattolica e Campus Biomedico) ha scatenato l’ennesima polemica.

Il documento originale non è ancora disponibile (almeno io non ce l’ho ancora, nonostante ne abbia fatto richiesta alla AGUI che mi ha inviato soltanto la conclusione. La prematurità estrema: margini di gestione ostetrica e risvolti neonatologici. Convegno promosso dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università Romane. Documento conclusivo:

con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e quindi all’assistenza sanitaria. Pertanto un neonato vitale va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio ed assistito adeguatamente. L’attività rianimatoria esercitata alla nascita dà quindi il tempo necessario per una migliore valutazione delle condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e della possibilità di sopravvivenza e permette di discutere il caso con il personale dell’Unità ed i genitori. Se ci si rendesse conto dell’inutilità degli sforzi terapeutici, bisogna evitare ad ogni costo che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico).

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