domenica 10 febbraio 2008

10 febbraio

Dal 2005 la giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani; in particolare si fa riferimento ai morti nelle foibe durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale.
Le foibe sono cavità carsiche con ingresso a strapiombo; di solito hanno origine naturale e sono diffuse soprattutto nel Friuli Venezia Giulia, in Dalmazia e in Slovenia.

Sono sempre state usate per occultare cadaveri in diversi periodi storici, in particolare è risultato notevole il loro uso durante la prima guerra mondiale in sostituzione delle fosse comuni ma soprattutto durante e dopo la seconda guerra mondiale
L'uso delle foibe come occultamento di cadaveri durante e alla fine della seconda guerra mondiale avvenne in due periodi.
Il primo, successivo all'8 settembre 1943, cioè all'Armistizio tra Italia e Alleati,  si svolse in Istria e Dalmazia e uccise alcune centinaia d'italiani.




Il secondo, successivo alla fine della guerra, si svolse principalmente a Trieste tra l'1 maggio e il 12 giugno 1945 e a Gorizia nello stesso periodo, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe.

La foiba più conosciuta, anche perché nel 1992 è stata dichiarata monumento nazionale, è quella di Basovizza (a pochi chilometri da Trieste, una delle poche foibe restate in territorio italiano).

Questi baratri venivano usati per l'occultamento di cadaveri con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano alle politiche del maresciallo Tito.

Inoltre nel periodo in esame le foibe vennero usate anche per "seppellire" i cadaveri degli scontri fra i combattenti e talvolta anche dei morti nei bombardamenti.

Purtroppo non esiste una cifra ufficiale delle vittime perchè il governo iugoslavo non ha mai accettato di partecipare a inchieste per determinare il numero di decessi; d'altra parte per molti anni il disinteresse è stato anche italiano, a causa delle controversie politiche che la questione poteva originare.

C'è poi la difficoltà oggettiva di recuperare i cadaveri da queste profondissime cavità naturali che hanno particolarissime configurazioni geologiche e la cui imboccatura spesso veniva demolita con l'esplosivo.

Per gli storici italiani, che ovviamente son stati i primi e più attivi ricercatori, risulta impossibile stabilire la data dell'ultimo infoibamento essenzialmente per la mancanza di documenti che probabilmente neanche furono emanati dalle autorità iugoslave.
A mio modesto parere si è taciuto troppo su questo argomento e per motivi non troppo morali ma puramente politici.

Come succede troppo spesso nell'italico mondo politico menefreghista, con poco rispetto dei morti che ci sono stati e la sofferenza di chi è rimasto a piangerli, si cerca solo il consenso pubblico appoggiando la versione dei fatti più favorevole alla propria causa.


Il
giorno del ricordo mi sembra il minimo riconoscimento che si debba a questi morti, il numero esatto ha  importanza secondaria: sono morti ingiustamente e meritano di essere ricordati al pari dei morti dell'olocausto.

Fonte: Ortica

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