venerdì 19 dicembre 2008

Lavorare fino a 65 anni? Anche più, se ci fosse vera parità

Oggi ho letto un bell'articolo di Daria Bignardi, e in seguito anche un commento relativo a questo articolo, che rispecchiano il mio punto di vista sulle affermazioni del ministro Brunetta riguardanti la proposta di equiparare l’età della pensione di uomini e donne. Non aggiungo altro perchè i due contributi che riporto di seguito sono già chiarissimi!
Brunetta lo conosce il «pacchetto» che tocca quotidianamente a noi donne?


Facciamo finta che quella del ministro Brunetta sull’equiparare l’età della pensione di uomini e donne non sia una cosa seria, che sia solo una provocazione, una battuta, o una distorsione dei media.

Facciamo finta che non ci siano lavori che spezzano la schiena e risucchiano l’anima, e facciamo anche finta che, se decidessimo di equiparare i diritti di uomini e donne, dovremmo cominciare dai salari e dall’accesso al lavoro e non dall’età della pensione. Facciamo finta che la Corte europea, che chiede l’equiparazione, non abbia chiesto anche un sacco di altre cose delle quali il governo se ne infischia.

Facciamo finta che in Italia non ci sia un’ostinata mancanza di attenzione ai problemi delle donne, che non manchino gli asili nido, che non ci siano mariti separati che non mantengono i figli, facciamo finta soprattutto, anche se per farlo dobbiamo prendere psicofarmaci o farci ipnotizzare, che in Italia la cura della famiglia sia equamente divisa tra maschi e femmine.

Facciamo finta, ma solo finta, che quello del lavoro non sia un problema troppo serio per scherzarci sopra, e gridiamo a Brunetta il nostro: «Magari!».




Magari, caro ministro, le donne potessero andare in pensione non a sessantacinque ma a cento anni. Trenta milioni di Rite Levi Montalcini, fresche di parrucchiere, sorridenti e innamorate del proprio lavoro. Per la maggior parte delle donne, tranne quelle che fanno lavori orrendi o usuranti, tranne quelle che sono sfruttate, lavorare è una vacanza, un diversivo, una passeggiata rispetto al pacchetto all inclusive che tocca loro dal momento in cui decidono di farsi una famiglia (ma anche alle single incallite tocca prima o poi, perché prima o poi i genitori anziani li hanno tutti, o almeno lo si spera, e di uomini che si prendono cura quotidianamente dei bisogni dei genitori ce ne sono in giro pochi).

Se non arrivassero al lavoro già mezzo morte per essersi alzate prestissimo a fare un po’ di lavori di casa, passare dal supermercato e accompagnare i figli a scuola prima di andare in ufficio, se durante la giornata non dovessero tenere un compartimento di attenzione sempre acceso sugli orari di scuola dei figli, chi li va a prendere, chi li porta in piscina, se hanno preso la medicina, che cosa si mangia stasera, chi va a ritirare i maglioni in tintoria, quante ore ha fatto questo mese la baby-sitter e quante la badante del nonno, e devo fare il bancomat perché la baby-sitter non prende gli assegni, e la donna a ore ha le vampate della menopausa e i figli che la fanno dannare e non stira più, e bisogna comprare la sabbia del gatto, e sono finiti i succhi di pera per la colazione di Ciccio, e Ciccia che è in prima media alle due che cosa mangia, e sarà asciutta la tuta che domani è già giovedì e ha ginnastica?

Ma, anche con una porzione di cervello sempre rivolta agli esseri adorati ai quali vorremmo dare il meglio di noi, e ai quali a volte diamo il peggio tanto siamo frantumate, lavorare ci piace un sacco, e ci viene anche molto bene. Non dico meglio, caro ministro, perché sembro di parte. Però lo penso. Ma questa è un’altra storia.


Commento di Dukessa su OkNotizie

Parliamo anche della cultura italiana. Quella chi la cambia e come? Un governo? Non penso proprio.

Gli uomini, come le donne, ricevono un'educazione dai genitori, per buona o cattiva che sia, a ciò si aggiunge quello che vedono intorno. Il problema del maschio indifferente alle necessità sociali e casalinghe delle donne, che non sanno rifare un letto, che a pulire nemmeno ci provano... non è colpa di nessun governo. Nessun capro espiatorio stavolta. E' la società che deve cambiare, iniziando da noi, da noi donne che abbiamo ancora tanto da insegnare ai nostri figli ed anche a chi è già adulto.

Non succede solo in Italia che le donne non abbiano una reale equiparazione agli uomini. Succede in tutto il mondo. Forse la Scandinavia è l'unico esempio di diversità. E' la cultura globale che deve cambiare, inutile lamentarsi con la frittata già fatta e spiaccicata.

Noi donne, siamo sempre state temute ed allontanate da qualsiasi posto di potere, fosse esso politico, economico o religioso. Non facciamo finta di non saperlo, per cercare uno sfogo sul primo appiglio disponibile, invano. I motivi? La psicologia ne offre diversi, tanto per cominciare. La natura? L'unico vantaggio naturale dell'uomo è la massa muscolare.

Facciamoci anche un'autocritica. Noi donne. Perchè se nostro marito è un fannullone... perchè lo abbiamo sposato, se lo sapevamo? Perchè abbiamo avuto figli con una persona che non è in grado di insegnare valori veri, non solo quelli "standard"? Perchè non ci opponiamo, giorno dopo giorno, anche tutta la vita se necessario, a questa tradizione che danneggia solo noi? Perchè non diciamo NO all'uomo che si rifiuta di prendere uno straccio per aiutare a pulire in casa, o come hanno suggerito altre, lasciargli la sua roba sporca in giro, e facendogli comprare da solo le sue cose?

Pensate davvero che l'uomo in quanto tale sia incapace di svolgere le nostre esatte funzioni casalinghe? O forse, invece, si rifiutano di farle perchè le loro madri non hanno mai insegnato loro, davvero, che niente è loro dovuto?

CHI ha detto che le donne DEVONO prendersi cura di tutto e tutti? Nessuno. E' un'imposizione mentale della società. Uno modo per renderci schiave di noi stesse.

Prima di lamentarci, su qualsiasi cosa, pensiamo se per caso, per qualche ragione, un po' di responsabilità l'abbiamo anche noi. Non facciamo lo stesso errore degli uomini. Nessuno ci aiuterà, quindi vediamo di iniziare a cambiare le cose da sole, come d'altronde, è sempre stato, per noi.

Un grazie di cuore, a tutti gli uomini che sono ben diversi da quelli descritti, che sanno essere anche più utili e attivi di alcune donne, che capiscono cosa significa lavorare 24 ore al giorno, prima al lavoro e poi a casa, che aiutano le fidanzate e mogli, e i figli, e che non si risparmiano mai. E' anche grazie a voi che tante donne sono felici, davvero.

Il mio intervento vuole solo integrare l'articolo, che condivido, per l'inutilità di un provvedimento, che seppur apprezzabbile nel suo piccolo, non risolve certo il problema delle donne lavoratrici.

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